Un cambiamento pratico e politico sta per toccare il modo in cui in Italia si gestiscono le spese sanitarie nelle dichiarazioni dei redditi: l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di consultare direttamente i dati registrati nel sistema della tessera sanitaria. È una trasformazione che interessa non soltanto i dati fiscali, ma la quotidianità di chi si rivolge al medico, alla farmacia o a un laboratorio: lo scontrino cartaceo potrebbe non essere più l’unico documento utile per dimostrare una spesa. MEF e Agenzia hanno definito le regole con un decreto, e il meccanismo punta a rendere più rapida la verifica delle detrazioni. Un dettaglio che molti sottovalutano: non tutte le informazioni saranno automaticamente visibili senza limiti, esistono regole tecniche e diritti che il contribuente può esercitare.
Cosa cambia nei controlli e chi deve trasmettere i dati
La novità riguarda controlli che gli uffici fiscali definiscono formali, mirati a verificare quanto segnalato nelle dichiarazioni relative alle spese sanitarie dell’anno precedente. In pratica, gli operatori del territorio — medici, farmacie, strutture pubbliche e private, laboratori e studi professionali — sono chiamati a inviare al sistema della tessera sanitaria i dati delle prestazioni e dei rimborsi. Queste informazioni saranno quindi accessibili ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate per gli accertamenti selezionati a livello centrale, senza la necessità di richiedere immediatamente documentazione cartacea.
Il flusso ha una scadenza: le trasmissioni devono arrivare entro il 31 gennaio dell’anno successivo, con un leggero slittamento al 2 febbraio nel 2026 perché il 31 gennaio cade di sabato. L’obiettivo ufficiale è di snellire le pratiche per i contribuenti e per chi presta assistenza fiscale, come Caf e commercialisti, permettendo la produzione di un prospetto digitale che riepiloga le spese. Chi vive in città e si affida spesso a servizi sanitari privati lo noterà subito: meno carte da presentare, e più verifiche automatizzate.
Un dettaglio che in molti casi emerge solo con l’esperienza pratica: gli uffici potranno operare controlli su dichiarazioni scelte centralmente, non su ogni singola posizione, quindi la selezione rimane un elemento cruciale nell’operatività quotidiana. Questo sistema sposta l’attenzione dalla conservazione fisica delle ricevute alla cura dei dati trasmessi dagli erogatori di prestazioni.
Dati accessibili, semplificazioni e il diritto all’opposizione
Non si tratta di un accesso totale a ogni informazione sanitaria: il decreto elenca le voci che saranno consultabili dall’Amministrazione finanziaria. Fra queste figurano il codice fiscale del contribuente o del familiare a carico collegato alla spesa, il codice fiscale o la partita IVA e il nome del soggetto che ha erogato la prestazione, la data del documento fiscale, la tipologia della spesa — come ticket, farmaci, dispositivi o prestazioni — e l’importo. Saranno presenti anche la data del pagamento o del rimborso e l’indicazione della presenza di un pagamento tracciato quando questo è richiesto per la detraibilità.

Per chi assiste il contribuente, come commercialisti e Caf, il risultato atteso è un risparmio di tempo: un prospetto digitale dovrebbe sostituire la raccolta manuale degli scontrini, consentendo di preparare la dichiarazione con maggiore rapidità. Un aspetto che sfugge a chi vive in provincia è che le verifiche rimangono a cura degli uffici territoriali competenti e non tutte le segnalazioni portano a un controllo approfondito.
Va però sottolineato un punto fondamentale: il contribuente può esercitare il diritto all’opposizione e impedire la trasmissione, totalmente o in parte, delle informazioni al Fisco. Chi sceglie questa strada dovrà continuare a conservare gli scontrini e le fatture per dimostrare le spese in caso di richiesta. Un dettaglio importante per molti: l’opposizione non cancella l’obbligo di dichiarare le spese, ma cambia la modalità con cui si prova la loro esistenza. Alla fine, la nuova modalità porta a meno carta per molti cittadini, ma richiede attenzione alle scelte sulla privacy e alla correttezza dei dati registrati dagli erogatori in Italia.
